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sabato 13 giugno 2020

Black Lives Matter centinaia in piazza anche lo sport


"NON RESPRO".
I valori sportivi creano uomini veri! Tante persone generose hanno fatto donazioni importanti per contribuire alla guerra contro il Coronavirus. I giovani sono scesi in piazza contro il razzismo , l'apartheid. e le violenze delle polizia. È un fermento positivo che alimenta le speranze, di una futura, maggiore, presa di coscienza da parte dei giovani e del  loro coinvolgimento ed impegno nella ricerca delle soluzioni ai problemi dell'umanità.


"Nell’articolo che avevo promesso alla “riunione redazionale”, avevo detto che avrei trattato un argomento totalmente diverso. Avrei dovuto parlare dei collaboratori sportivi in tempi di Covid-19 e spiegarvi una serie di dinamiche che stanno rallentando i nostri bonus del governo e il fatto che molte persone (alcune molto più di me, che faccio parte della categoria) siano con l’acqua alla gola per molteplici motivazioni. Giuro e spergiuro che tornerò sulla questione la prossima volta, ma non si poteva lasciar correre. So che quello che seguirà è un panegirico abbastanza lungo e magari anche complesso, ma cerchiamo di mettere insieme i pezzi per arrivare al punto a cui vorrei arrivare. Premetto anche che, non sapendo le vostre conoscenze di sport in materia, per alcuni di voi certe informazioni contenute in questo pezzo potrebbero essere pleonastiche. I fatti sono ormai noti: la scorsa settimana, a Minneapolis, Minnesota, USA, un afroamericano di nome George Floyd è morto mentre veniva arrestato dalla polizia. Chi era George Floyd? 46 anni, guardia di sicurezza in un ristorante latino americano chiamato Conga Latin Bistro, una persona assolutamente nella norma con un lavoro normale, una casa normale e un mutuo normale. Nella giornata di lunedì 25 maggio, un fruttivendolo chiama la polizia perché il signor Floyd sta cercando di pagare con un assegno falso. All’arrivo delle forze dell’ordine, questi oppone resistenza e alla fine viene bloccato a terra dai poliziotti. Fino a qui, non c’è assolutamente niente di strano: reato volontario, errore di negligenza, tentata truffa, o qualsiasi altra ragione avesse spinto Floyd a cercare di pagare con un assegno falso non è sotto esame. Lo sarebbe, lo potrebbe essere, se fosse arrivato in centrale e avesse avuto la possibilità di difendersi normalmente e regolarmente, per essere poi rilasciato o mantenuto in centrale, assolto o condannato da una corte di giustizia. Ma George Floyd non è mai nemmeno salito nell’auto della polizia, perchè è morto sull’asfalto di Minneapolis a causa di una violenza dello stesso poliziotto che l’ha arrestato. Questi ha infatti soffocato Floyd schiacciandogli il collo a terra con il ginocchio, tra i lamenti straziati e strazianti della vittima. Il tutto sotto gli occhi delle videocamere degli smartphone dei passanti, che hanno immortalato il momento. Dalla roca e strozzata voce della vittima si sente solo una frase: “I can’t breathe”, io non respiro ..."

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