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Cosa significa fare Politica?

Cosa significa fare Politica?
Significa impegnarsi in un servizio, darsi da fare per la comunità, scegliere di spendere una parte del proprio tempo a progettare e realizzare idee che abbiamo come obiettivo il bene comune, il miglioramento della vita non solo propria, ma di una comunità. Fare politica vuol dire interessarsi ai problemi di tutti, cercando di risolverli nel modo migliore; vuole dire scegliere mettersi in discussione, esporsi personalmente con le proprie idee e i propri valori. Fare politica vuol dire cercare di concretizzare ideali. Parlare di politica vuol dire parlare dell'uomo, di lavoro, istruzione, salute, vita, morte, famiglia, ambiente, sviluppo, sicurezza, e ogni altra componete della città dell'uomo. Fare politica significa, ogni giorno, creare consensi attraverso l'esempio, rendendo note le proprie scelte e spiegandone la coerenza. Fare politica significa creare cultura, fornire strumenti per la lettura della realtà, far crescere uomini coerenti e affidabili per non lasciare agli altri una egemonia che non meritano. Significa animare confronti, sollecitare opinioni, non smarrire la visione d'insieme offrendo a tutti la possibilità di sentire propria la battaglia politica e di parteciparvi secondo le proprie possibilità. Gli "uomini liberi e forti" devono trovare il coraggio per impegnarsi in prima persona, con l'obiettivo di garantire a tutti il proprio impegno per un futuro migliore senza farsi prendere della tentazione di salire sul carro dei vincitori, ma lottando per ciò che sentono essere giusto.

Labirinto Minosse

"Oggi viviamo come nel labirinto di Minosse ed il Blog è il moderno filo di Arianna ci servirà per uscire! Oggi il ogni campo dello scibile umano devi essere schierato, devi fare parte di un gruppo ossia o sei un Leader o sei un Mr Ok. Il Pd è libertà questo vuol dire pensare ed esprimere le proprie idee. E Confrontarsi. I doveri del' iscritto al Partito Democratico sono di ascoltare, mettere a fuoco, i problemi del territorio e suggerire soluzioni ed anche intervenire. Anche i Blog dovrebbe essere strumento di confronto, di collaborazione, che fa eco al disagio."

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venerdì 21 novembre 2025

IL PALAZZO È VUOTO: Luca Zaia preferisce la telecamera all'Aula. Assente in Consiglio Regionale sui voti cruciali. - "Il Consiglio non è un optional".

Da tempo critichiamo il modo in cui la politica regionale è gestita in Veneto. Ma oggi voglio concentrarmi su un fatto che non è solo un dettaglio burocratico, ma un sintomo grave: il palese disinteresse del Presidente Luca Zaia per il lavoro del Consiglio Regionale.

Per chi non segue la politica locale, il Consiglio Regionale è il cuore pulsante della democrazia: è dove si discutono, si modificano e si approvano le leggi che incidono sulla nostra vita (sanità, ambiente, trasporti). È la sede del confronto democratico e del controllo sulla Giunta.

Eppure, il Presidente è regolarmente assente.

 Caso Eclatante: Il Bilancio Sostituito dalla Conferenza Stampa

Il punto culminante della critica si è verificato in occasione della seduta finale della legislatura (fine settembre 2025), dove il Consiglio doveva votare l'Esercizio Provvisorio di Bilancio – una decisione cruciale che limita la capacità di spesa della Regione per i mesi successivi.

Il Contratto Istituzionale Frantumato:

  1. L'Assenza Critica: Nonostante le richieste esplicite dell'opposizione di presenziare e assumersi la responsabilità di questa scelta finanziaria (ritenuta da loro una "fine ingloriosa" dell'era Zaia), il Presidente era assente da Palazzo Ferro Fini (sede del Consiglio).

  2. L'Alternativa: Contemporaneamente, Zaia stava tenendo una conferenza stampa a Palazzo Balbi (sede della Giunta) per promuovere eventi o iniziative già approvate.

  3. La "Raid" dell'Opposizione: Per protestare contro questa preferenza per la comunicazione esterna rispetto al confronto istituzionale, i Consiglieri di opposizione (PD, M5S, AVS, ecc.) hanno abbandonato l'Aula e si sono recati in "raid" a Palazzo Balbi per consegnare di persona l'invito a partecipare.


La democrazia del Veneto è in crisi di presenze.

Abbiamo analizzato perché il Presidente Zaia mostra un palese disinteresse per il lavoro del Consiglio Regionale. Mentre si prendono decisioni vitali (Sanità, Bilancio), la priorità è la comunicazione e non il confronto in Aula. Basta scambiare il servizio con lo show. La nostra Regione merita rispetto.

AnnoPercentuale di Presenza (% Presenze stimate)
201518%
201615%
201714%
201813%
201912%
202010%
20219%
20228%
20237%
20246%
20256%
(Questi dati sono basati su articoli e stime pubbliche, e servono a evidenziare il problema della scarsa partecipazione in aula rispetto alla visibilità mediatica.) - Trend: In costante discesa. Da circa 18% di presenze nel 2015 a meno del 6% nel 2025.  

Nonostante la forte presenza mediatica, la partecipazione effettiva ai lavori del Consiglio Regionale appare in costante calo da 10 anni. La rappresentanza istituzionale richiede anche presenza, non solo visibilità.

Amici, è il momento di smascherare il gioco. La candidatura di Luca Zaia a Consigliere Regionale in tutte e sette le province del Veneto non è un atto di servizio al territorio, ma la tappa più cinica di un piano di salvataggio personale e un'operazione di potere della Lega.

Il messaggio che ci arriva è inequivocabile: il Consiglio Regionale è solo un trampolino di lancio per il Parlamento a Roma.

 Il Copione è Scontato

Il Presidente Zaia sa bene che il suo mandato è scaduto. La legge gli impedisce una quarta presidenza. E cosa fa? Non si ritira, ma orchestra una "messa in scena" elettorale:

  1. Si fa eleggere Consigliere: Sfruttando la sua popolarità in tutto il Veneto, Zaia si garantisce il seggio e l'immunità, mantenendo un piede dentro la politica veneta.

  2. Il Contropotere di Salvini: Entra in gioco Matteo Salvini, il segretario della Lega, che promette apertamente a Zaia una candidatura alle elezioni suppletive per la Camera dei Deputati (nel collegio che si libererà).

  3. Il Salto a Roma: Una volta eletto Deputato in un collegio sicuro (grazie al paracadute di partito), Zaia si dimetterà dal Consiglio Regionale pochi mesi dopo la sua elezione, lasciando ad altri il lavoro faticoso in Veneto.


  La Vecchia Manovra per la Carriera

Questo schema è l'emblema di una politica che disprezza le Istituzioni locali.

  • Il Disinteresse: La candidatura in Consiglio è solo un mezzo. È l'anticamera per la poltrona romana, che offre maggiore visibilità, potere e, diciamocelo chiaramente, migliori retribuzioni.

  • L'Accusa: Questo modus operandi non fa che confermare l'accusa più amara: Zaia usa il Veneto e il suo consenso per garantirsi una carriera personale e stipendi più alti a Roma, proprio come facevano i vecchi boss della Lega. È l'ennesimo trucco elettorale che svilisce la fiducia dei cittadini.


Che Zaia voglia creare un suo programma TV locale in Veneto per mantenere il contatto con la base, come suggerito da alcuni, è perfettamente coerente con il suo stile: massima comunicazione controllata, minimo confronto istituzionale.

Mentre il Veneto affronta liste d'attesa infinite in sanità e l'incognita dell'Autonomia Differenziata, il suo Presidente è già in fuga, pronto a lasciare il "Palazzo Vuoto" per volare a Montecitorio.

Noi non siamo fessi. Il Veneto merita rispetto, non un "biglietto di sola andata" per una carriera personale.

Basta con la politica usata come un bancomat! È ora di votare chi resta e lavora sul serio per la nostra Regione.

Cosa ne pensate di questo esodo imminente? Lasciate un commento qui sotto.

martedì 18 novembre 2025

Zaia ha finito le idee: Dopo tanti anni, l'attuale leader "ha finito le idee"

Amiche e amici, Luca Zaia si fa in sette.

Non contento di essere stato per tre volte Presidente della Regione Veneto, ora decide di candidarsi in tutte e sette le province del Veneto: Venezia, Verona, Vicenza, Treviso, Belluno, Padova e Rovigo — sì, quella che qualcuno dimentica sempre.

Ma diciamoci la verità: questa non è una candidatura, è una messa in scena elettorale!

E la messinscena è ormai completa! Oggi scopriamo che Salvini lancia Zaia per le elezioni suppletive della Camera: “Se vorrà potrà correre per il posto di Stefani”. Questa è la vera e propria messa in scena!

Perché Zaia lo sa bene: non può più essere rieletto Presidente della Regione. Eppure si candida lo stesso, in tutte le province, solo per dire “io ci sono ancora”, per tenere in piedi un potere personale che dura da troppo tempo.

È un gioco vecchio, un trucco da campagna elettorale. Una presa in giro verso i cittadini veneti, che andando a votare credono davvero di poterlo rivedere alla guida della Regione. Ma non sarà così. Perché le regole valgono per tutti — anche per lui.

E la beffa continua: Zaia da presidente è sempre assente alle riunioni di consiglio regionali ed è ormai chiaro che questa candidatura è solo un trampolino! Appena sarà eletto consigliere, si dimetterà per prendere più soldi e andare in Parlamento a Roma! Una vecchia latta che ci ricorda le losche manovre della Lega dei tempi di Bossi!

E intanto, mentre si moltiplica in sette, il Veneto resta con problemi concreti:

  • Ospedali che chiudono reparti.

  • Liste d’attesa infinite.

  • Giovani che se ne vanno perché non trovano futuro.

E lui dov’era? Dov’era mentre la sanità pubblica perdeva medici e infermieri? Dov’era mentre le famiglie venete facevano i conti con bollette e affitti sempre più alti?

Luca Zaia oggi chiede ancora fiducia, ma dopo tanti anni al potere, ha finito le idee. E chi non ha più idee si affida solo alla propaganda.

Io vi dico una cosa: il Veneto non ha bisogno di un uomo solo al comando, ha bisogno di una squadra nuova, di volti puliti, di gente che guarda avanti, non indietro.

Perché la politica non è una carriera personale. La politica è servizio, è responsabilità, è rispetto per i cittadini.

E allora, a chi pensa che basti mettere il proprio nome su una scheda per restare in scena e poi scappare a Roma per un posto migliore, rispondiamo con forza: il tempo dei furbi è finito! È tempo di restituire al Veneto la dignità, la trasparenza e la speranza che merita.

Grazie.

giovedì 6 giugno 2024

La candidata vincente. Da Margaret Thatcher a Giorgia Meloni, storie di donne che hanno cambiato la politica.

(Aurore) Matina Carone
"LA CANDIDATA VINCENTE"
Da Margaret Thatcher a Giorgia Meloni.
 
Perché le donne devono interessarsi di Politica? Perché gli uomini devono ambire che le mogli e le figlie debbano occuparsi di politica? Ancor'oggi le donne in politica sono una minoranza. Il giorno in cui questa anomalia sarà cancellata inizierà una Nuova Era per l' Umanità. Scusatemi se è poco! Non sono io che posso rispondere a queste domande, le risposte le avrete leggendo.


La prima è stata Margaret Thatcher. Eletta a capo del governo britannico nel 1979, guidò il paese per dieci anni, portandolo attraverso una crisi economica e una guerra contro l’Argentina, interpretando il suo ruolo con il piglio autoritario che le valse l’appellativo di “Lady di ferro”. Fu il primo tentativo di rompere quel “tetto di cristallo” che nei paesi occidentali sembrava imprigionare le velleità di leadership femminili, relegando le donne in politica a incarichi minori, o alla funzione ancillare di First Lady. Il primo solco era stato tracciato, e da allora sempre più donne hanno tentato di invertire questa tendenza mondiale. Dalle prime ministre inglesi a Hillary Clinton, da Marine Le Pen ad Angela Merkel, fino a Sanna Marin e Alexandria Ocasio-Cortez, Martina Carone ricostruisce le storie di nove donne che sono riuscite a conquistare cariche governative di prestigio o ruoli di primo piano nelle proprie compagini politiche, scalando i sondaggi e guadagnando la fiducia degli elettori. In Italia, nel susseguirsi caotico di governi e stagioni politiche, il ruolo delle donne è stato sottostimato, spesso dallo stesso partito di appartenenza, oppure interpretato come proiezione sciovinista di una leadership maschile. Ma quel tetto che sembrava infrangibile ha cominciato a mostrare delle crepe evidenti con l’avvento della Terza repubblica, fino al definitivo sfondamento nelle elezioni politiche 2022, con la vittoria di Giorgia Meloni, prima donna italiana a interrompere una tradizione maschiocentrica e diventare presidente del Consiglio. Oggi, a distanza di pochi mesi dal suo insediamento, anche il principale partito di opposizione ha eletto una donna, Elly Schlein, alla segreteria, trasformando l’agone politico in una sfida tutta al femminile. Il tetto di cristallo è definitivamente rotto?


domenica 11 giugno 2023

Così è svanita la leggenda dei ballottaggi. La maggioranza deve decidere se sulle riforme cerca il dialogo o lo scontro

Alla vigilia delle elezioni amministrative Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno manifestato il progetto di semplificare le Elezioni dei Sindaci, di Comuni al di sopra dei 15.000 abitanti, sopprimendo i Ballottaggi. Il Sindaco verrebbe eletto con il 40 per cento di voti! Le recenti tornate elettorali hanno confermato  la tendenza alla  disaffezione, alle partecipazioni Democratiche. Ridurre la soglia elettorale va nella direzione di assecondare la disaffezione, anziché di incrementare la partecipazione. Ridurre la soglia è antidemocratico e pericoloso. Spiana la strada alle lobby ed alle associazioni criminali.  Ciò comporterebbe la necessità di fare largo ricorso ai Commissariamenti. Altri dovrebbero essere gli strumenti per rendere più agevole la partecipazione alle scelte elettorali con i moderni mezzi elettronici, per esempio! 


Maurizio Perrotta Murante

lunedì 5 giugno 2023

Deposito in Senato delle 105.937 firme raccolte sulla proposta di legge del sull’autonomia differenziata.

In occasione dell’appuntamento col 2 giugno, che nel 1946 vide il referendum istituzionale e l’elezione a suffragio finalmente universale dell’Assemblea Costituente, assistiamo a tanta retorica e a tante celebrazioni formali, anche se non mancano riflessioni più serie e legittimamente preoccupate. Infatti, la Costituzione oggi è a rischio. Non in quanto possa essere abolita, ma perché ne viene eroso il valore del dettato, sia attraverso la quotidianità della vita politica sia attraverso norme che snaturano la concezione della democrazia elaborata dalle culture antifasciste, dapprima nella clandestinità, poi in consessi diversi – finalmente liberi – e infine nell’Assemblea eletta il 2 giugno 1946.

UN RISULTATO ECCELLENTE (105.000 FIRME) DOVUTO AL LAVORO DI TANTE E TANTI.

Il Coordinamento per la democrazia costituzionale (Cdc), presieduto dal professore Massimo Villone, esprime grande soddisfazione per avere doppiato il numero delle firme necessarie (ne sono giunte oltre 105mila) per la presentazione della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare – di modifica degli articoli 116, terzo comma, e 117, primo, secondo e terzo comma del Titolo V della Costituzione – per contrastare il progetto di autonomia differenziata voluta dal governo e da alcune regioni del Nord.
Il testo del progetto di legge è stato il felice esito del lavoro, coordinato dal Prof. Massimo Villone, di un foltissimo numero di costituzionalisti, giuristi, docenti universitari, dirigenti sindacali, attivisti sociali, dirigenti di centri studi meridionali, personalità del mondo della cultura, giornalisti, scrittori, insegnanti e dirigenti scolastici, medici, che hanno operato, senza il concorso di esponenti di partiti politici, a produrre un testo che salvaguardasse il carattere uno e indivisibile della nostra Repubblica.
Il Cdc esprime un profondo ringraziamento verso tutte le cittadine e i cittadini che hanno contribuito al successo della campagna; le associazioni sorte in questi anni sul territorio a difesa della democrazia e della Costituzione; le organizzazioni sindacali Flc Cgil, Uil scuola Rua, Federazione Gilda Unams, che hanno fin dall’inizio sostenuto la raccolta delle firme, lo Snadir, il cui contributo è stato convinto ed importante; le tante strutture sindacali confederali che, soprattutto al sud, si sono attivate; le associazioni nazionali Anpi, Arci; l’A.M.P.A Venticinqueaprile, la Filef; la Rete Salute Welfare e Territorio; gli operatori in campo sanitario che hanno condiviso la campagna, il Quotidiano Sanità online; la rete dei Sindaci che hanno aderito, i Consigli comunali che, con propri ordini del giorno, hanno sostenuto la raccolta delle firme. Infine un ringraziamento sentito alle strutture territoriali del Cdc che hanno dato vita a decine e decine di iniziative, alimentando il dibattito politico e culturale nei vari territori che si è poi tradotto in una raccolta di firme sui moduli cartacei superiore persino a quella giunta per via informatica.

venerdì 2 giugno 2023

Perché ha Vinto Giacomo Possamai - riflessioni di Giovanni Diamanti


Leggo con un certo stupore tanti commenti del mondo del centrodestra vicentino sull’esito delle elezioni. Possamai avrebbe vinto per una presunta “disparità di mezzi economici” (sic), per i “media favorevoli” (sic, bis) e per il grande lavoro di comunicazione fatto. Non è così: ha vinto il candidato più forte. E ha vinto anche perché ha sbagliato meno. Come è risaputo ho grandi amici nel centrodestra cittadino, tuttavia penso servirebbe anche a loro la sana vecchia abitudine che ho ereditato dalla storia del centrosinistra della “analisi della sconfitta”. Lascio quindi qualche personale spunto sui motivi della vittoria di Possamai, ovviamente secondo il mio modesto parere.

1- La portata della vittoria è molto più importante di quello che si legge: sono sì 500 voti, ma sono 500 voti contro un sindaco uscente (mai nella storia di Vicenza un sindaco uscente aveva perso le elezioni) e contro un clima d’opinione nazionale (unico comune di capoluogo d’Italia in cui il centrosinistra vince nei ballottaggi).

2- la rimonta non è stata quella di Rucco nel ballottaggio, è stata quella di Giacomo nell’ultimo anno. Per i sondaggi di Rucco, a tre mesi dal voto Francesco era sopra il 50%, ben 17 punti sopra di noi. Noi abbiamo sempre avuto dati molto diversi, ma il primo sondaggio fatto un anno fa ci dava comunque in netto svantaggio sia al primo che al secondo turno. Il trend è sempre stato di rimonta, e nell’ultimo mese i nostri dati avevano registrato un sorpasso. Inoltre, noi sapevamo che rispetto ai numeri dei sondaggi avevamo maggiori chances rispetto al centrodestra di essere sottovalutati: due liste in più, sessanta candidati in più senza “tappabuchi” in una città in cui avrebbero votato 45 mila elettori, come stimavamo, fanno la differenza, ma è una differenza carsica, sotterranea, non può essere colta da un sondaggio che per definizione misura il voto d’opinione. Sarebbe emersa il giorno del voto.

3- Le liste sono state una chiave importante. Due liste in più non sono solo una scelta strategica, ma (vista la forza delle liste e il tasso di preferenze) sono state la cartina di tornasole a riprova dell’entusiasmo, della capacità di trascinamento che ha avuto Giacomo su mondi che non sempre si mettono in gioco. È sempre più difficile “trovare” candidati; per Giacomo non lo è stato, e ciò ha innescato dinamiche nuove. Il voto di preferenza ha trainato il centrosinistra al primo turno in modo a dir poco travolgente.


4- Rucco ha voluto alzare l’asticella, puntando a vincere al primo turno: è stato un boomerang. Se una strategia è “un piano d’azione che da un punto di partenza ci porta all’obiettivo finale”, gli elementi chiave sono la definizione del punto di partenza e dell’obiettivo finale, non soltanto il piano d’azione. L’obiettivo di Francesco non poteva essere la vittoria al primo turno, perché il suo punto di partenza non era così vicino a quel risultato. Alzare così tanto l’asticella ha aiutato noi a ottenere un grande effetto traino dopo il primo turno: infatti, il grande rischio di avere 190 candidati al consiglio comunale, è ritrovarsi poi con 170 candidati delusi tra primo turno e ballottaggio (visto che una maggioranza elegge 20 consiglieri). Ma l’entusiasmo suscitato dal ritrovarsi a sorpresa in testa al primo turno ha galvanizzato tutti, anche chi poteva uscire deluso dai risultati di preferenza (e ciò non toglie nulla alla generosità straordinaria con cui hanno corso tutti i candidati e i volontari della coalizione).

5- Vicenza non è una città di centrodestra, non lo è da tempo. È una città moderata, in cui il centrodestra era leggermente maggioritario quando la politica si riassumeva in uno schema puramente bipolarista; oggi, con più coalizioni presenti, nessuna raggiunge la maggioranza assoluta. Lo dice la storia elettorale vicentina. Il centrodestra ha scelto di fare una campagna di centrodestra, noi abbiamo cercato in ogni modo di fare il pieno dei “nostri” e di entrare nel campo avversario, e siamo stati guidati da un candidato che si è dimostrato un fuoriclasse assoluto nel costruire alleanze e nel ricucire posizioni diverse. Visto l’esito finale, questa scelta ha fatto la differenza. Non solo: la presenza ossessiva dei leader del centrodestra e in particolar modo di Salvini ha rafforzato la nostra narrazione e, a mio avviso, ha indebolito Francesco: un sindaco uscente non ha bisogno del traino dei leader politici.

Francesco Rucco ha corso come un leone, e nelle due ultime settimane ha dimezzato le distanze. Gli va riconosciuto. Ma le motivazioni della vittoria clamorosa di Giacomo sono queste, unite a una forza importante del candidato. Scaricare le responsabilità della sconfitta a disparità economiche o di trattamento mediatico (tutte da dimostrare, soprattutto se invocate da chi governa) non fa onore, anche perché soprattutto gli esponenti del centrodestra dovrebbero sapere che non vince il candidato che spende di più, ma il più forte. Ricordate Trump vs Clinton?



Giovanni Diamanti 

martedì 30 maggio 2023

Evviva Giacomo Possamai sindaco di Vicenza! Un'impresa enorme, costruita con entusiasmo. Una politica di squadra, un'aria nuova per la città e anche per il Veneto


Anni fa questo giovane amico mi ha fatto riavvicinare alla politica. La sua freschezza, il suo entusiasmo, l'incredibile esperienza maturata in così pochi anni che l'hanno portato ad essere il secondo candidato più votato al Consiglio Regionale del Veneto nelle ultime elezioni, mi hanno convinto. Così come la sua capacità di ascoltare, molto rara tra chi fa politica e che l'ha portato a circondarsi di moltissime persone di grandi capacità, che posso personalmente testimoniare. Orgoglioso di essere nella stessa squadra che non solo è piena di giovani, che è già una gran bella cosa, ma di giovan* straordinar* artist* del mondo del cinema, della musica, dello spettacolo, sportivi, attivisti. Con mille professioni e competenze nuove. Ma è anche piena di meno giovani presenti in tutti campi. Questo progetto in cantiere da un anno con ben 6 liste apparentate a sostegno di Giacomo Possamai.

Giacomo Possamai ha ottenuto una brillante vittoria a Vicenza grazie a una campagna elettorale coinvolgente e un programma innovativo. Vicenza volta pagina e diventa il quarto capoluogo di provincia veneto a guida centrosinistra dopo Padova, Rovigo e Verona. In un quadro nazionale che non ha fatto esultare il Partito Democratico alle ultime elezioni, nella nostra regione qualcosa si muove. Adesso dobbiamo lavorare per presentare un proposta di un Veneto progressista, innovativo che sappia includere e fare rete guardando al futuro. La sfida è complessa ma ci dobbiamo provare. 



Maurizio Perrotta Murante

martedì 25 aprile 2023

No alla provocazione Neofascista il 25 Aprile

 

A Vicenza un gruppo di militanti del Movimento Italia Sociale ha deciso di inaugurare proprio oggi (il 25 aprile) la nuova sede. Che sia stata una curiosa coincidenza viene difficile da credere. In un tentativo di sfregiare e offendere Vicenza, città medaglia d'oro al valor militare per la resistenza. Oltre 500 manifestanti hanno sfilato al corteo promosso come reazione all'inaugurazione, della sede del M.i.s. Vicenza è sempre antifascista e democratica.  



sabato 1 aprile 2023

Presentazione del libro: Storie, racconti e una mappa della Resistenza: "Prontuario della memoria" di Matteo Brugnoli - (Autore del libro)

 

 

Ho partecipato alla presentazione del "Prontuario della Memoria", racconti della Resistenza contro il Nazifascismo in Tigullio. Non è Storia di 80 anni fa! È storia di tanti paesi nel mondo fra cui Ucraina, Siria e tanti altri in Estremo Oriente, in Centro e Sud America. Teniamo viva la Memoria, per non trovarci di nuovo, in un non lontano futuro, a vivere di nuovo ciò che vissero i nostri nonni.

 

Libro da non perdere. - Una grande pagina della resistenza nel Tigullio in cui emerge la passione con cui l'autore ha svolto un importante lavoro di studio e ricerca. Innovativi e interessantissimi i numerosi codici QR che permettono di passare rapidamente dal libro alle immagini. Davvero un ottimo lavoro da assicurare alla propria libreria.

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