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Cosa significa fare Politica?

Cosa significa fare Politica?
Significa impegnarsi in un servizio, darsi da fare per la comunità, scegliere di spendere una parte del proprio tempo a progettare e realizzare idee che abbiamo come obiettivo il bene comune, il miglioramento della vita non solo propria, ma di una comunità. Fare politica vuol dire interessarsi ai problemi di tutti, cercando di risolverli nel modo migliore; vuole dire scegliere mettersi in discussione, esporsi personalmente con le proprie idee e i propri valori. Fare politica vuol dire cercare di concretizzare ideali. Parlare di politica vuol dire parlare dell'uomo, di lavoro, istruzione, salute, vita, morte, famiglia, ambiente, sviluppo, sicurezza, e ogni altra componete della città dell'uomo. Fare politica significa, ogni giorno, creare consensi attraverso l'esempio, rendendo note le proprie scelte e spiegandone la coerenza. Fare politica significa creare cultura, fornire strumenti per la lettura della realtà, far crescere uomini coerenti e affidabili per non lasciare agli altri una egemonia che non meritano. Significa animare confronti, sollecitare opinioni, non smarrire la visione d'insieme offrendo a tutti la possibilità di sentire propria la battaglia politica e di parteciparvi secondo le proprie possibilità. Gli "uomini liberi e forti" devono trovare il coraggio per impegnarsi in prima persona, con l'obiettivo di garantire a tutti il proprio impegno per un futuro migliore senza farsi prendere della tentazione di salire sul carro dei vincitori, ma lottando per ciò che sentono essere giusto.

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"Oggi viviamo come nel labirinto di Minosse ed il Blog è il moderno filo di Arianna ci servirà per uscire! Oggi il ogni campo dello scibile umano devi essere schierato, devi fare parte di un gruppo ossia o sei un Leader o sei un Mr Ok. Il Pd è libertà questo vuol dire pensare ed esprimere le proprie idee. E Confrontarsi. I doveri del' iscritto al Partito Democratico sono di ascoltare, mettere a fuoco, i problemi del territorio e suggerire soluzioni ed anche intervenire. Anche i Blog dovrebbe essere strumento di confronto, di collaborazione, che fa eco al disagio."

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domenica 27 aprile 2014

il referendum indipendetista e i veri problemi del Veneto

Ormai è certo: la sorpendete “valagna di voti” che, secondo qualcuno avrebbe aperto le porte al cammino verso lo Stato Veneto indipendente è poi daverro esistita solo nella fantasia di qualche venetista. D'alta parte la dimensione dell'esito del sondaggio era così palesemente sproporzionato che non poteva non risultare poi “taroccata o rimanegiata.” Ma al di là di questo fatto (che peraltro sulla serietà di questo movimento) il sondaggio on line ha in qualche modo messo in evidenza alcuni fatti politici che è opportuno e utile sottolinare. Questi utlimi anni hanno sancito un profondo cambiamento della geografia politica italiana. La crisi economica ha spazzato via il Nordest come lo avevamo sempre inteso, ossia la locomotiva d'Italia, l'area che poteva rappresentare dal punto di vista socio – economico il vero ponte con l'Europa del Nord. La Padania è orami un'ipotesi di scuola consegnata alla storia e non ne parlano più neanche i leghisti più affezionati. Ritornato così alla luce i riferimenti territoriali che hanno qualche consistenza storico – culturale: il Veneto, appunto. Quanche ci dice anche che la “questione settentrionale” appare in evoluzione per il semplice fatto che il Piemonte, per esempio, non ha molto da spartire con il Veneto. In tutto questo è chiaro che va ripensata la polticia in questi territori. Risultano, prealtro un po' patici i tentativi di chi in Veneto (pensiamo soprattutto alla Lega Nord) cerca di recuperare credilità, cavalcando prima il referendum indipendentista e poi lavorando a pseudo – ipotesi civiche, quasi a rifarsi una verginità perduta o a mascherare svarioni storico – politici che hanno tentuto banco per più di vent'anni. Certo i nostri territori hanno molti motivi condivisibili di cui lamentarsi e la forbice tra Nord e Sud in questi anni (che dovevano portarci il sol levante del federalismo) è, se possibile, aumentata. Ma tutto questo, unito al grido continuo che arriva dalle categorie produttive, dalle famigile e dai diversi territori veneti, ci dicono che la risposta non può essere quella di isolarci, di fuggire in qualche modo dai nostri problemi, ma semmai di affrontarli con rigore, untiti al resto del Paese e in una prospettiva ben più ampia del localimo. L'Italia ha grande risporse e possibiltà che trovano che trovano un'espressione di grande significato nei nostri comunali. Nonostante il fatto che lo Stato abbia scaricato molti dei costi di questa crisi proprio sulle Aministrazioni comunali, queste rimangono il baluardo del sistema democratico e il primo luogo da cui partire per rismettere in piedi questo nostro Paese. In questo senso le elezioni amministrative di maggio costituiscono una grande occasione per affermare la centralità del radicamento territoriale, all'interno però di una comunità che non può che essere (per motivi storici, culturali, politici, economici) quella Italiana. Possiamo cambiare e migliorare l'Italia tutti insieme, a partire delle nostre comunità locali! Ed è pure una felice coincidenza il fatto che questo appuntamnto sia contemporaneo al voto europeo. I Comuni e l'Europa, due protagonisti della nostra vita quotidiana sono, oggi più che mai, al centro dei dibatti e dei lavori nel Partito Democratico che noi rapprentiamo. Nel momento in cui si è avviato un grande processo riformatore il Comune e l'Europa indicano in qualche modo il perimetro in cui siamo chiamati ad operare. Tutto questo può avvenire però solo in cui siamo chiamati ad operare. Tutto questo avvenire però solo in chiave untitaria, con un riferimento forte allo Stato che vogliamo più solidare, più efficiente, più capace di valorizzare le tante differenze che attraversano la nostra penisola, sempre più orientato ad una valorizzazione del nostro intero patrimonio naturale, artistico ed interculturale. Il futuro sta nel dialogo, nel superamento di cofini e bariere, nel perseguire ampi progetti condivisi. La nostra risposta al referendum venetista sta venetista sta tutti qui.

Piero Menegozzo
(segretario proviciale Partito Democratico)
Chiara Pavan
(segretario cittadina Partito Democratico)

Maurizio Murante



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