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Cosa significa fare Politica?

Cosa significa fare Politica?
Significa impegnarsi in un servizio, darsi da fare per la comunità, scegliere di spendere una parte del proprio tempo a progettare e realizzare idee che abbiamo come obiettivo il bene comune, il miglioramento della vita non solo propria, ma di una comunità. Fare politica vuol dire interessarsi ai problemi di tutti, cercando di risolverli nel modo migliore; vuole dire scegliere mettersi in discussione, esporsi personalmente con le proprie idee e i propri valori. Fare politica vuol dire cercare di concretizzare ideali. Parlare di politica vuol dire parlare dell'uomo, di lavoro, istruzione, salute, vita, morte, famiglia, ambiente, sviluppo, sicurezza, e ogni altra componete della città dell'uomo. Fare politica significa, ogni giorno, creare consensi attraverso l'esempio, rendendo note le proprie scelte e spiegandone la coerenza. Fare politica significa creare cultura, fornire strumenti per la lettura della realtà, far crescere uomini coerenti e affidabili per non lasciare agli altri una egemonia che non meritano. Significa animare confronti, sollecitare opinioni, non smarrire la visione d'insieme offrendo a tutti la possibilità di sentire propria la battaglia politica e di parteciparvi secondo le proprie possibilità. Gli "uomini liberi e forti" devono trovare il coraggio per impegnarsi in prima persona, con l'obiettivo di garantire a tutti il proprio impegno per un futuro migliore senza farsi prendere della tentazione di salire sul carro dei vincitori, ma lottando per ciò che sentono essere giusto.

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"Oggi viviamo come nel labirinto di Minosse ed il Blog è il moderno filo di Arianna ci servirà per uscire! Oggi il ogni campo dello scibile umano devi essere schierato, devi fare parte di un gruppo ossia o sei un Leader o sei un Mr Ok. Il Pd è libertà questo vuol dire pensare ed esprimere le proprie idee. E Confrontarsi. I doveri del' iscritto al Partito Democratico sono di ascoltare, mettere a fuoco, i problemi del territorio e suggerire soluzioni ed anche intervenire. Anche i Blog dovrebbe essere strumento di confronto, di collaborazione, che fa eco al disagio."

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giovedì 12 marzo 2015

Emittenza TV: "Non si libera la Rai dai partiti lasciando le nomine in mano Agcom"

Sentire Gasparri sostenere che "passare dal pluralismo del parlamento, al partito che attraverso il governo comanda e controlla la RAI" (senza dimissioni "Il doppio verro") non sta nè in cielo e nè in terra. Ma hanno solo scalzato gli altri e, una volta preso il controllo della Rai, non solo hanno fatto gli interessi del pregiudicato ma hanno gestito l'informazione del servizio pubblico nello stesso, se non peggio, identico modo dei predecessori. Gasparri ci dovrebbe spiegare perché quando era il pregiudicato a schiacciare il parlamento e a lottizzare la Rai a lui, questo modo di operare, andava bene. ("via dalla Rai Santoro, Biagi e Luttazzi") La proposta del M5S è quella di farlo nominare dal CdA a sua volta nominato "con sorteggio" dall'AGCOM troppo organismo politicizzato, (Fico è spassoso, non sa di cosa parla. I quattro commissari dell'Autorità sono eletti per metà dalla Camera dei deputati e per metà dal Senato della Repubblica mentre il presidente è proposto direttamente ministro dello Sviluppo Economico), sarebbe paradossale se proprio il movimento 5 sette volesse che decidere i nuovi amministratori del servizio pubblico fosse collegio di commissari dove spicca un ex dirigente di Publitalia ed ex onorevole di Forza Italia. Per comprendere vicende, a causa di quello che fu considerato un "pasticcio" (quella del maxi sconto sui canoni televisivi a Rai e Mediaset deciso a maggioranza dall'Agcom) bisognerebbe ricordare come andarono le cose quasi tre anni fa: presidente del consiglio appena insediato, Mario Monti, il decreto "Salva Italia dicembre 2011, dimezzano il numero dei commissari senza rivedere i meccanismi di nomina, regalò alla maggioranza di centrodestra del parlamento di allora la possibilità di nominare la maggioranza dei componenti Agcom a giugno 2012, il passaggio da 8 a 4 del numero dei commissari, 2 furono espressi dal Pdl e 1 dall' Udc "Terzo polo". I curricula degli attuali commissari sono pubblici, non è difficile ricostruire la loro storia, in certi casi (come Martusciello) di carattere aziendale e politico. Vado sul Programma 5 Stelle:( sistema operativo) nessuno di questi punti è presente. La democrazia diretta ancora una volta non è pervenuta. Che si può discutere in Parlamento, allora perché Fico non ha discusso questi punti con la base 5s? "Io preferisco che la nomina sia del governo e che i curricola siano resi pubblici. A quel punto la responsabilità della nomina sarebbe diretta ed evidente (niente scaricabarile) ed io, cittadino, potrei giudicare di conseguenza. Noi tutti siamo i padroni della Rai, ma paghiamo una tassa, invece di incassare un dividendo. Perciò alcuni di noi sono pò più soci degli altri perché ogni anno abbiamo versato una quota in più. Siamo nello stesso tempo soci di maggioranza e minoranza? Fino ad oggi non ho trovato nessuno che mi dica di essere soddisfatto di questa sua azienda e dei suoi amministratori. Noi ci lamentiamo dei politici che fanno i furbi. Ma cosa ne dite di chi mette un banner pubblicitario a fondo pagina, in modo che appena lo invadete accidentalmente scatta lo spot animato? Come vedete ognuno fa il furbo come più gli conviene".
Maurizio Murante (Democratico) 
Dichiarazione a titolo personale
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