Il presidente della Commissione Vigilanza l'insistenza sulla parola "svendita" quando parla di RaiWay, assume i contorni di un mistero. Pare proprio di essere davanti al tipo di sordità che l'operazione decisa, non è una svendita bensì una quotazione in Borsa, per altro di quote minoritarie. Ed è comunque curioso che un allarme del genere arrivi dall'esponente di un partito come M5s che nel suo programma, prevede le vendita di reti Rai. Sono sicuro che il Tg1 e suo direttore Orfeo sapranno resistere alle assurde provocazioni che arrivavano dai M5s. Il Sen. Airola e On. Nesci e On. Fico pensino a On. Di Battista e alle sue pericolose e inaccettabili dichiarazioni piuttosto che il solito falso moralismo. Lo scorso 23 luglio audizioni in Commissione Trasporti alla Camera il direttore generale Luigi Gubitosi ha assicurato che per il 2014 il bilancio Rai sarebbe stato in pareggio, al taglio governativo di 150 milioni. Perché la Rai dovrebbe cedere una quota di RaiWay pari 400 milioni di euro se l'ammanco per il decreto Irpef è di 150 milioni?
E' opportuno che l'azienda chiarisca sull'utilizzo dei ricavi dalla vendita della società che gestisce le torri. Mediaset ha venduto il 25% Ei Towers incassando 283 mln di euro, hanno ottenuto significativi vantaggi di mercato. La Rai da una posizione di immobilismo che in anni. Tenendo conto delle potenzialità di RaiWay che non solo capillare su tutto il territorio-nazionale, le torre posso essere usate risolvere interferenze delle TV locali e uno dei problemi maggiori cui deve far fronte l'Italia in tempi rapidi riguarda l'eliminazione delle interferenze che le nostre TV locali provocano nei paesi confinati. Potenzialità del torri essere passaggio strategico per la infrastrutture di telecomunicazione, gli usi futuri dell'LTE che ovviamente dovrebbero poi integrati se RaiWay intendesse fare anche l'operatore di rete mobile, seguendo le nuove tendenze del mercato. Secondo quando riporta un articolo del Fatto Quotidiano la struttura di RaiExpo stata creata nel dicembre 2013, gode di un'ampia sede a Roma e dispone di 58 dipendenti tra dirigenti, montatori, giornalisti, registi e autori, di cui solo una minima parte dislocata a Milano, luogo dell'esposizione. Tale struttura cura la realizzazione di video di pochi minuti dedicati al tema dell'esposizione che proposti nei vari programmi del palinsesto della tv pubblica, e di un sito internet che conta poche migliaia di accessi a fronte di un finanziamento iniziale di cinque milioni di euro. E' opportuno che l'azienda chiarisca il dettaglio del piano finanziario ed editoriale di RaiExpo dei prossimi mesi i sei soldi saranno versati solo da Expo o se Rai dovrà attingerà a risorse proprie. E poi non sarebbe meglio trasferire l'organico della location romana alle sede storica di corso Sempione a Milano.
Sono 35 anni la Rai non viene modificato, introno cose sono cambiate notevolmente è cambiata la realtà di un mercato della comunicazione rivoluzionato della tecnologia e della globalizzazione. Inoltre, sulla scena è comparsa prima Mediaset, poi Telemontecarlo, l'attuale La7, poi Sky, la rivoluzione del digitale terrestre. Tante persone in Rai fanno le stesse cose, anche con duplicazioni produttive che moltiplicano i costi, le testate sono organizzate per redazioni tematiche simili, Il nuovo contesto del mercato richiede rimodulazione delle testate, valorizzano marchi storici. Tutti i principali operatori pubblici europei solo di produzione dedicato all news coordinato da un responsabile editoriale trasmetto poche edizioni sui canali generalisti della mezzanotte alle 6.00 c'è simulcast esempio guardare RaiTre. In Francia a esempio ci sono ancora meno telegiornali dei nostri, con alcune edizioni del giornale regionale su Franche 3 (come la nostra RaiTre). In Germania, ci sono molte edizioni brevi. Non esiste il telegiornale come il nostro di mezz'ora, ma sono tutti più o meno da 10 minuti. Il servizio pubblico deve garantire offerta informativa pluralista obiettiva completa e imparziale in ognuno dei suoi TG. D'altra parte, ovunque in Europa c'è un altro modello organizzativo e credo che sia difficile sostenere che siamo molto più pluralisti di Francia o Spagna, Germania. Abbiamo molti stanerei, quindi si può sottotitolare la nostra informazione o avere una traduzione in inglese per i canali all news. Questa è una distinzione importante. L'idea di fare qualcosa anche GR in inglese su Radio Rai Uno. L'idea di fare qualcosa anche in lingue straniere implica una visione che va anche al di là della Rai, fa parte delle missione editoriali, di cui quindi discutere con questa, gli Paesi principali lo fanno. Sono stati aumentati su Radio Rai Uno e sono stati ridotti su Radio Rai Due e Radio Rai Tre onde evitare che, mentre c'era un giornale radio su Radio Rai Uno, ne mandassimo contemporaneamente uno su Radio Rai Due e uno su Radio Rai Tre.
Le risorse oggi utilizzate in modo non razionale potrebbero essere, invece, impiegate per un racconto ancora più ampio, più efficace e approfondito dal Paese e del mondo, anche attraverso il web l'interazione con i social network e device di ogni tipo. Immagino una notizia che nasce sul WEB (secondo Agcom 40% degli italiani si informa su web), viene data immediatamente nel canale all news di flusso (RaiNews) e approfondita nel TG (RAIUNO..) tipo nazionale.
Credo che internet sia uno dei punti centrali di questa riforma va riformato quel tipo di offerta in maniera chiarissima e perfetta che abbiamo un superiore a tutti quelli degli altri messi insieme. Questa riforma è necessaria anche per questo motivo a esempio Tg2 aveva un sito quasi lasciato andare perché non avevano le forze "come potevano con due persone". Solo il passeggio della Rai da broadcaster a media company consentirà tradizione e innovazione, di continuare a dialogare con tutte le realtà del Paese e con i nativi digitali, per troppo tempo marginalizzatida un'offerta informativa ancorata a un concezione dei medi tradizionali. Condivido in parte la riorganizzazione in newsroom, anzi credo addirittura a che si possa andare verso un'unica newsroom, del fatto che siano due mi convince la risposta che mi è stata data, e cioè che per adesso è una fase più tecnica che concettuale. Rimangono uguali? Solamente gestiti da due direttori, quindi c'è qualcosa di ridondante, ma soprattutto dalla scarsa attenzione ai brand dei telegiornali, perché mantenere i brand dei telegiornali? A me interessa che il prodotto sia migliore e che i costi siano inferiori, perché così garantisco il futuro che altrimenti non posso garantire. Deve permetterci di essere ancora di più servizio pubblico nel nuovo scenario digitale. Rai Due deve essere sempre più giovane e multimediale, probabilmente nella sperimentazione contigua di format, nel tentativo di abbassare l'età media degli ascoltatori della tv pubblica a catturare il pubblico più giovane, più ricercato dagli investitori, che Mediaset da sempre corteggia soprattutto con Italia1. Manca qualcosa alla Rai ed è qualcosa di grande, La Rai faceva l'alfabetizzazione digitale degli italiani nel '94 MediaMente (Carlo Masserini) è stato un programma di RaiEdu che è andato avanti fino al 2002, peraltro fu la prima trasmissione in assoluto a dotarsi di un sito internet che tutt'ora è attivo e interessante. Se guardare le interviste che faceva nel '94 e avanti troverà molti esperti che oggi riempiono i serici sull'era digitale. Era un programma straordinario, all'avanguardia, realizzato dai maggiori esperi della rete, un tanti esempi di vero servizio pubblico che peraltro era fatto con l'ausilio del ministero della pubblica istruzione, ma sono convinto che cercando nei vecchi palinsesti ci sono molti esempi di informazione tecnologica in Rai, mi viene in mente Neapolis, per 11 anni prodotta dalla Tgr Napoli, Tg2 Net, io sto andanti a memoria, qualcuno sarà in grado di aggiungere altri titoli. Ma oggi? Rai non parla di tecnologia, non parla di internet (non parla praticamente di futuro). Se lo fa, attraverso alcuni specifici programmi, accede in piena notte. Viviamo in un mondo dove la CNN, FOX, BCC decidano rubrica che parla cosa va "forte" sui social network, dedicano rubriche intere ai social network e alla tecnologia. A fronte di questo, mi rivolgo direttamente ai membri della vigilanza Rai, naturalmente anche dirigenti, naturalmente al Direttore Generale. Secondo voi è possibile che non ci sia un programma pubblico che faccia informazione su questo impronte argomento? Secondo me e probabilmente secondo chi condividerà questo articolo è il momento per iniziare a fare qualcosa di concreto. In Rai ci sono presone che già lavorano in modo eccellente sull'argomento tech. Mi permetto di suggerire che proprio i programmi esclusivamente dedicati alla tecnologia potranno rendere più digitare questo paese, (Italia è uno dei paesi meno digitalizzati in Europa). Per esempio non potrebbe lo TG1 creare una rubrica Tecnologia? O idea pensare programmi radiofonici come "2024" programma di informazione tech di Radio 24 Il sole ventiquattro ore. Se la Rai vuole veramente fare servizio pubblico, deve dedicare uno spazio al digitale. Di fronte c'è una grande occasione, non prediamola. Caro direttore, voglio fare i compilanti bellissimo film abbiamo visto su RaiTre in prima serata ossia Italy in a day di Salvatores, c'è stata una dimostrazione che questo è il servizio pubblico, soprattutto perché, secondo me, la vera notizia non è solo la bellezza del film, ma lo straordinario patrimonio che rimarrà a Rai Teche di questi 44.000 film fatti cittadini come lei, come me, come tutte le persone sono per strada, che 26 ottobre 2013 hanno registrato quello che volevano della loro vita.
Maurizio Murante (Democratico)
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