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Cosa significa fare Politica?

Cosa significa fare Politica?
Significa impegnarsi in un servizio, darsi da fare per la comunità, scegliere di spendere una parte del proprio tempo a progettare e realizzare idee che abbiamo come obiettivo il bene comune, il miglioramento della vita non solo propria, ma di una comunità. Fare politica vuol dire interessarsi ai problemi di tutti, cercando di risolverli nel modo migliore; vuole dire scegliere mettersi in discussione, esporsi personalmente con le proprie idee e i propri valori. Fare politica vuol dire cercare di concretizzare ideali. Parlare di politica vuol dire parlare dell'uomo, di lavoro, istruzione, salute, vita, morte, famiglia, ambiente, sviluppo, sicurezza, e ogni altra componete della città dell'uomo. Fare politica significa, ogni giorno, creare consensi attraverso l'esempio, rendendo note le proprie scelte e spiegandone la coerenza. Fare politica significa creare cultura, fornire strumenti per la lettura della realtà, far crescere uomini coerenti e affidabili per non lasciare agli altri una egemonia che non meritano. Significa animare confronti, sollecitare opinioni, non smarrire la visione d'insieme offrendo a tutti la possibilità di sentire propria la battaglia politica e di parteciparvi secondo le proprie possibilità. Gli "uomini liberi e forti" devono trovare il coraggio per impegnarsi in prima persona, con l'obiettivo di garantire a tutti il proprio impegno per un futuro migliore senza farsi prendere della tentazione di salire sul carro dei vincitori, ma lottando per ciò che sentono essere giusto.

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"Oggi viviamo come nel labirinto di Minosse ed il Blog è il moderno filo di Arianna ci servirà per uscire! Oggi il ogni campo dello scibile umano devi essere schierato, devi fare parte di un gruppo ossia o sei un Leader o sei un Mr Ok. Il Pd è libertà questo vuol dire pensare ed esprimere le proprie idee. E Confrontarsi. I doveri del' iscritto al Partito Democratico sono di ascoltare, mettere a fuoco, i problemi del territorio e suggerire soluzioni ed anche intervenire. Anche i Blog dovrebbe essere strumento di confronto, di collaborazione, che fa eco al disagio."

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martedì 9 agosto 2016

La Rai ai tempi del Governo Berlusconi è il ritorno in Rai Michele Santoro

Caro Freccero sul blog di Grillo è stata pubblicata un tuo post (#epurazioniPd), scritta in un ottimo italiano, che esprime una tua opinione su Renzi. Che seppure non condivido ho sempre piacere leggerti permettimi, però di dirti che le altre frasi, che commentano il tuo pensiero sono intollerabili e tempo che abbiano travisato il tuo sentire. Lo spirito della riforma della governance Rai impegna il direttore ad assumersi la responsabilità delle scelte, nella trasparenza e autonomia dell'azienda, innanzitutto di fronte al Cda. Questo ha segnato un fondamentale passo nella direzione di tenere lontana la politica della Rai.  La destra italiana - M5S contesta le nomine dei direttori TG Rai: Non ricorda più che ai tempi di Berlusconi vedere Rai (TG1 direttore era Augusto Minziolini, oggi Senatore di Forza Italia) o Biscione (TG5 direttore era Carlo Freccero, oggi in Rai consigliere di amministr.) era lo stesso. Al tempo in cui i Tg Rai e Mediaset erano omologhi nessuno più seguiva i Tg in Tv. I Tg a quei tempi presero drammaticamente spettatori. E Guadagnarono lettori quotidiani ...

Il Corriere racconta che "Santoro torna alla Rai per collaborare con Bianca Berlinguer in un compito impegnativo ma stimolante: sperimentare un nuovo spazio orario che può trasformarsi nella vera novità nella nostra offerta preserale". Il ritorno di Santoro avverrà sotto più forme: "Come autore, della nuova trasmissione affidata a Bianca Berlinguer su Raitre nella inedita fascia 18.30-19..." e "da ottobre su Raidue, ora diretta da Ilaria Dallatana. Santoro e la sua factory realizzeranno sei prime serate con cadenza probabilmente bimestrale. Si tratterà di serate speciali che proporranno prima quattro inchieste-reportage monotematici".



Michele Santoro è l'allontanamento della Rai:

"Ai tempi del Governo Berlusconi"
Il 18 aprile 2002, durante una conferenza stampa a Sofia in Bulgaria, Santoro, il giornalista Enzo Biagi e il comico Daniele Luttazzi vengono duramente attaccati dall'allora Presidente del Consiglio Berlusconi, il quale li definì come individui che hanno fatto «un uso criminoso della televisione pubblica» (episodio noto come Diktat Bulgaro). Santoro replicherà a questo atto di Berlusconi, definendo il premier come «un vigliacco, che abusa dei suoi poteri per attaccare persone più deboli di lui, alle quali non concede il diritto di difesa». Nella puntata di Sciuscià del giorno successivo, il giornalista, per protesta, inizierà la puntata intonando il canto partigiano Bella ciaoIl 24 maggio Santoro vuole dedicare la puntata di Sciuscià al caso Biagi ed all'informazione in Rai e, siccome anche lui stesso sarà oggetto della trasmissione, intende far condurre la puntata da Maurizio Costanzo, allora personaggio di punta di Mediaset, ma trova il netto rifiuto del direttore di Rai2 Antonio Marano. Santoro però porta lo stesso Costanzo in trasmissione, come ospite, che arriva ad affermare: «A me spiace dirlo in questo momento, ma se penso a Mentana, a me, ad Antonio Ricci, alle Iene e alla Gialappa's mi appare molto più libera Mediaset rispetto alla Rai». Nonostante la puntata sia seguita da oltre 5 milioni di persone ottenendo il 21,98 %, i vertici della Rai sono furiosi, dal momento che non avevano approvato la doppia conduzione. Il 31 maggio va in onda l'ultima puntata di Sciuscià: il Cda RAI, a maggioranza di centrodestra, cancella il programma, per motivi di tutela aziendale; verranno licenziati e allontanati dalla RAI anche Biagi (rapporto cessato per scadenza del contratto e non rinnovato) e Luttazzi. Il Presidente Rai Antonio Baldassarre arrivò a dire che «Il programma di Santoro non è degno di un paese civile. Può andare bene per il Venezuela, non per l'Italia».



Maurizio Perrotta Murante (Democratico)
Dichiarazione a titolo personale
Riproduzione Riservata ©

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